LAVORO – Gli educatori messi alle strette dalla nuova legge di bilancio
Protestano gli educatori riguardo alla legge di bilancio 2019, in cui i diplomi e gli attestati di Educatore Professionale (ottenuti a seguito di corsi regionali o di formazione specifica) sono stati riconosciuti equipollenti fino al 2005 al diploma universitario di educatore socio-sanitario. In questo modo è stato esteso il decreto del Ministro della Salute del 22 giugno 2016, che li riconosceva equipollenti fino al 2000 e di conseguenza possono iscriversi all’ albo relativo. Invece, per quelli che hanno frequentato i corsi dopo il 2005 (in tutto e per tutto uguali a quelli antecedenti) dovranno iscriversi ad una lista parallela, ma non all’albo. In pratica senza che la loro esperienza venga, di fatto, riconosciuta. Ed ecco perchè hanno deciso di far sentire la loro voce. “Una discriminazione in piena regola – spiega Cristina Moletti, educatrice professionale -, i corsi regionali post 2005, identici per contenuto, durata e piano di studi a quelli pre 2005 non saranno riconosciuti come equipollenti in quanto successivi al 2005. Dovremmo, per la legge, iscriverci entro dicembre 2019 ad una lista speciale dell’albo, che per noi andrebbe benissimo per chi non ha titoli. Gli educatori professionali con corsi regionali post 2005 hanno almeno 15 anni di lavoro e fino ad oggi riconosciuti come esperti nel loro campo. Dover rientrare in questa lista speciale rappresenta una offesa alla nostra professionalità. Da una prima stima di valutazione con gli organi competenti valutiamo in Piemonte la presenza di circa 800 educatori post 2005. Anni di esperienze e competenze acquisite buttate alle ortiche perché da un lato non vengono riconosciute e dall’altra ci espongono ad una grande fragilità della mobilità lavorativa. Si tratta di Educatori Professionali che operano in scuole, case famiglia, centri psichiatrici, comunità per le dipendenze, case di riposo e tante altre realtà accanto a bambini, adolescenti, anziani e alle loro famiglie che vedrebbero compromessa la continuità educativa necessaria e garantita fino ad oggi”.
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