NICHELINO – La parrucchiera ‘vessata’ dalla società energetica che le chiede i soldi del precedente utente
Non bastava la pandemia, a “perseguitarla” ci si è messa anche la società del gas, la Europe Energy Spa, che ha preteso da lei l’ingente debito accumulato dal precedente utente, l’ha minacciata di sospendere la fornitura costringendola di fatto a pagare per poter continuare a lavorare, salvo poi ammettere l’errore restituendole però solo una parte del dovuto. E’ una vicenda che fa male, tanto più per chi, causa Covid, ha dovuto tenere a lungo abbassata la saracinesca, quella vissuta da una parrucchiera quarantunenne di Nichelino, in provincia di Torino, che da mesi sta portando avanti una battaglia per far valere i suoi diritti sostenuta da Studio3A.
Il 26 luglio 2019, con apertura del salone tre giorni dopo, la donna era subentrata al precedente titolare dell’attività e dell’utenza, servita da Europe Energy, una delle varie società italiane attive nel mercato libero dell’Energia, con sede legale a Milano e sede operativa a San Martino Buon Albergo (Verona). Al momento della voltura il contatore del gas rilevava consumi per 1.688 metri cubi riferiti al gestore precedente. Con intervento di Italgas del 5 settembre 2019, il contatore veniva quindi sostituito con uno nuovo: in quella circostanza in quello “vecchio” venivano rilevati consumi pari a 1.705 metri cubi, dei quali dunque solo 17 addebitabili alla parrucchiera.
Nei mesi seguenti l’attività non ha consumato molto in quanto è rimasta a lungo forzatamente chiusa a causa dell’emergenza sanitaria che ha visto proprio nei parrucchieri una delle categorie più colpite dai vari Dpcm. Ma con sua grande sorpresa, la quarantunenne ha cominciato a ricevere da Europe Energy solleciti di pagamento e costituzioni in mora con richieste di saldo di una fattura relativa a consumi di 1.886 metri cubi riferiti al periodo agosto 2019-febbraio 2020, per lo più in capo al precedente utente, per un importo di 1.094,13 euro, e di un’altra relativa a consumi riferiti al periodo febbraio-marzo 2020, per altri 154,60 euro.
Fatture subito contestate, con relativa richiesta di annullarle quanto ai consumi del precedente titolare, da parte della parrucchiera, che ha invece provveduto a pagare per i consumi a lei effettivamente imputabili, per complessivi 233 metri cubi (17 del vecchio contatore più 216 del nuovo). Ciò nonostante, l’esercente non solo ha ricevuto ulteriori solleciti di pagamento, ma anche alcuni sms con cui veniva minacciata della sospensione della fornitura qualora non avesse provveduto al saldo. Non potendo permettersi ulteriori blocchi dell’attività, la donna si è vista corretta a versare gli importi di 940,53 euro, il 17 gennaio 2021, e di 212,81 euro, il 29 dello stesso mese.
A quel punto, però, la parrucchiera ha deciso di far valere le proprie ragioni e, attraverso il responsabile della sede di Torino, dott. Giancarlo Bertolone, si è rivolta a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che, per il tramite dei propri servizi legali, ha immediatamente scritto al fornitore, mettendo subito in chiaro l’illegittimità di una pretesa di pagamento rivolta ad un nuovo utente per debiti pregressi del precedente intestatario, condotta resa ancora più riprovevole dalla minaccia della sospensione del servizio in caso di mancato pagamento. Con conseguente diffida alla società ad annullare le fatture e a restituire i 1.153,34 euro totali pagati dalla propria assistita per consumi non imputabili a lei.
Ci sono voluti diversi scambi di lettere, ma alla fine Europe Energy ha ammesso l’errore e inviato – solo lo scorso mese di luglio – il sospirato bonifico. Lieto fine? Non proprio, perché il fornitore di euro ne ha restituiti solo 736,23. Studio3A ha nuovamente scritto alla società chiedendo e pretendendo il saldo anche dei rimanenti 417,11 euro, che potranno sembrare una cifra esigua, ma che, al di là della questione di principio e di giustizia, fanno sempre un gran comodo a chi per lunghi mesi ha dovuto stringere i denti. Ma ogni sollecito è stato vano, la società continua ad asserire che quella che ha reso è la cifra da restituire e, cosa che fa ancora più rabbia, senza motivarne la ragione. Che infatti non c’è.
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