AGRICOLTURA – Coldiretti chiede l’intervento dell’esercito per il problema cinghiali
Coldiretti Torino chiede nuovamente che Regione e Città Metropolitana mettano in campo azioni concrete per ridurre il numero dei cinghiali, fino a mobilitare l’esercito. Per l’associazione di categoria le istituzioni devono riconoscere l’estrema urgenza della soluzione del problema cinghiali nel momento in cui esplodono i costi di produzione per l’agricoltura e mentre va arginato il pericolo della diffusione della Peste Suina Africana.
«Gli agricoltori stanno programmando le semine del mais con lo spettro dei cinghiali – ricorda Sergio Barone, presidente di Coldiretti Torino – Sanno che, una volta seminato, non potranno stare tranquilli e che ogni seme, che dovrebbe dare la futura pianta, sarà a rischio di essere mangiato dai cinghiali. Lo stesso accadrà alla preparazione di campi e prati che sarà compromessa dal grufolare di questi animali. Immaginiamo un imprenditore artigiano, industriale, commerciale che investe e avvia una lavorazione per poi vedere sistematicamente distrutto tutto quello che fatto, tutto quello su cui ha investito. Ecco, gli agricoltori sono proprio in questa condizione, ma non vengono ascoltati».
Barone sottolinea che per l’annata agricola che sta per iniziare, la questione cinghiali si somma alla folle corsa dei prezzi delle materie prime, dell’energia, dei carburanti, delle attrezzature, dei materiali da confezionamento. «All’incertezza sul raccolto dovuta ai cinghiali, che è ormai una triste consuetudine, quest’anno si somma la grave crisi generata dall’aumento dei prezzi. Per fare qualche esempio, il gasolio è aumentato del 50%, i fertilizzanti sono schizzati a prezzi stratosferici con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Senza parlare dell’aumento dei costi per i semi, dell’alimentazione del bestiame, dell’energia. Gli agricoltori stanno per affrontare un anno difficile dove non sarà davvero possibile affrontare anche i danni da cinghiali».
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