AGRICOLTURA – Aumentano ancora i prezzi dei cereali e la filiera dell’allevamento bovino torinese rischia il collasso
Aumentano ancora i prezzi dei cereali utilizzati per i mangimi animali, rincari che si sommano all’aumento dei prezzi per l’energia. In questa situazione gli allevamenti bovini da carne del Torinese, insieme a quelli da latte, vivono una crisi che rischia di portare alla chiusura di molte aziende. In provincia di Torino, secondo i dati dell’anagrafe agricola regionale, sono presenti 490 allevamenti di bovini da carne con oltre 2.700 capi, mentre le aziende agricole con coltivazioni associate all’allevamento animale sono oltre 5.000. Stiamo quindi parlando di un settore che, solo contando gli allevatori e i coltivatori, impiega oltre 15mila addetti.
Secondo un’analisi di Coldiretti sulla base dell’indice dei prezzi Fao i prezzi dei cereali sono aumentati a ottobre a livello mondiale dell’11% rispetto allo scorso anno e del 3% rispetto al mese precedente anche per effetto delle incertezze rispetto all’accordo tra Russia e Ucraina per il passaggio delle navi sul Mar Nero.
Così aumentano rispetto allo stesso periodo dello scorso anno anche i prodotti dell’allevamento come la carne (+5,7%) e quelli lattiero caseari (+15,3%) che utilizzano cereali per l’alimentazione.
Rispetto al 2021 gli allevatori assistono a un’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità.
Particolarmente drammatica la situazione delle stalle di montagna dove il caro bollette sta costringendo aziende a chiudere ed abbattere gli animali, con un calo stimato della produzione di latte del 15% che impatta sulla produzione dei formaggi di alpeggio.
«Per noi produttori di bovini da carne la situazione si sta facendo davvero insostenibile», sottolinea Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, con delega regionale Coldiretti agli allevamenti da carne e vice presidente di Anaborapi, l’associazione di tutela della Razza piemontese. «Gli allevatori del Torinese si dedicano in buona parte ai bovini di Razza Piemontese, una produzione che deve rispondere a precisi disciplinari per garantire un alto livello di qualità. Oggi questa produzione pregiata che caratterizza il Piemonte e l’agricoltura torinese è a rischio per i costi cresciuti in modo esponenziale. Il settore deve essere sostenuto. Gli allevatori non vogliono elemosine ma vogliono poter svolgere il loro compito di produttori di cibo di qualità ma anche di produttori di energia rinnovabile da biogas, di biometano, di fotovoltaico dai tetti senza incomprensibili ostacoli burocratici e fiscali. Invece di favorire questa multifunzione che contribuisce alla sostenibilità, l’Europa vuole introdurre la carne sintetica e investe su questo prodotto che non ha più nulla di naturale spinto solo dagli interessi dei nuovi padroni planetari del cibo».
Proprio oggi inizia a Cuneo la 42esima Mostra nazionale dei bovini di Razza Piemontese dove il tema dei costi e la richiesta di riconoscere alle aziende una multifunzione cibo-energia saranno portati alla discussione. All’appuntamento sono presenti anche allevatori della provincia di Torino: Società agricola Fratelli Rubinetto, Poirino; Domenico Rosso, Villafranca Piemonte; Guido Rattalino, Chieri; Guido Molinero, Piscina; Società agricola Caffer, Cavour; Gabriele Bosco, Riva presso Chieri.
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