PianALTO - Il territorio in cui vivi - Luogo ricco di eccellenze ma ancora poco conosciuto
I personaggi illustri della storia tra il profano e il sacro (8/3/2023)
Uno sguardo retrospettivo permette di rintracciare un denominatore comune: nel corso del XIX secolo il Pianalto è stata la terra della “modernità politico-sociale” piemontese (e, dunque, italiana), perché è stata la terra dei “padri fondatori” dell’unità nazionale e la terra dei “santi sociali”: i primi hanno realizzato il processo del Risorgimento (modernizzazione politica), i secondi hanno affrontato il problema dell’aggregazione del tessuto sociale in epoca di industrializzazione (modernizzazione sociale). Lo sforzo rivolto a creare un’identità del Pianalto deve dunque partire da queste due chiavi di lettura.
PADRI FONDATORI
La figura centrale è ovviamente Camillo CAVOUR, che la storiografia dell’ultimo ventennio sta indagando e rivalutando nel carattere multiforme della sua attività: imprenditore agricolo, diplomatico di respiro europeo, statista capace di progettare il futuro, laico senza essere anticattolico. Attorno a lui vanno però riscoperti e valorizzati personaggi a diverso titolo legati al Pianalto: PROSPERO BALBO (1762-1837), chierese, ministro, presidente perpetuo dell’Accademia delle Scienze e della Regia Deputazione di Storia Patria; il figlio CESARE BALBO (1789-1853), presidente del Consiglio nel 1848, fondatore con Cavour de’ “Il Risorgimento”.
FAMIGLIA THAON DI REVEL DI SANT’ANDREA, legati a Ternavasso e Poirino, con i conti GIUSEPPE (1756-1820), primo comandante dei Reali Carabinieri, OTTAVIO (1803-1868), cofirmatario dello Statuto Albertino, PAOLO (1856-1948), il Grand’Ammiraglio della Grande Guerra consigliere e amico del re Vittorio Emanuele III.
CONTI DI PRALORMO, tra cui CARLO BERAUDO (1784-1855), diplomatico negoziatore della pace con l’Austria nel 1849, ed EMANUELE (1887-1960), generale e cavaliere, vincitore a Parigi nel 1924 di una delle prime medaglie olimpiche italiane Pecetto nella villa Nigra (ora villa Sacro Cuore), talvolta con Virginia Oldoioni CONTESSA DI CASTIGLIONE (1837-1899).
LUIGI MAROCCO, noto come FRATE GIACOMO da Poirino (1808-1885), confessore di Cavour. GLI ALFIERI DI SOSTEGNO e i VISCONTI VENOSTA, in stretta relazione con Camillo Cavour.
SILVIO PELLICO, ospite spesso a Pecetto nella villa Talucchi-Pallavicini con l’attrice di teatro Teresa Bartolozzi “Gegia”.
Accanto ai personaggi vanno valorizzati i “momenti”: in questo senso sono centrali il “PROCLAMA DI MONCALIERI” del 1849 (e tutte le presenze politicamente significative nel castello), i FUNERALI DI CAVOUR a Santena nel 1861, gli amori nel castello di Moncalieri tra Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana “Bela Rosin” e quelli tra Laetitita Bonaparte (figlia di Clotilde di Savoia e Gerolamo Bonaparte) e il filosofo tedesco Nietzsche nel 1888-89, la presenza di Vittorio Emanuele III a Ternavasso nel giugno 1940 durante la campagna di Francia.
SANTI SOCIALI
La figura centrale è GIOVANNI MELCHIORRE BOSCO meglio noto come DON BOSCO (1815-1888) di Castelnuovo, fondatore dei Salesiani e all’origine di un orientamento pedagogico volto ad istruire i figli delle classi più umili per trasformarli non solo in cattolici osservanti, ma in “cittadini” consapevoli dei propri doveri e diritti.
GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO (1756-1842), nato a Bra e morto a Chieri (dove si è ritirato in casa del fratello sacerdote), fondatore della “Piccola casa della Divina Provvidenza” per assistere i malati indigenti GIUSEPPE CAFASSO (1811-1860), come Don Bosco originario di Castelnuovo, conosciuto come il “prete della forca” per l’assistenza fornita a condannati e carcerati.
GIUSEPPE ALLAMANO (1851-1926), anch’egli di Castelnuovo, rettore del Santuario della Consolata e fondatore dell’“Istituto Missioni della Consolata” attivo in Paesi africani e sudamericani.
Monsignor GIUSEPPE MARELLO (1844-1895), cresciuto a San Martino a Alfieri, fondatore della congregazione degli Oblati di San Giuseppe e vescovo di Acqui.
DOMENICO SAVIO (1842-1857), di Riva di Chieri, allievo preferito di Don Bosco, canonizzato nel 1954.
Accanto ai Santi Sociali originari del territorio, possono essere valorizzate altre due figure strettamente legate a Don Bosco: LEONARDO MURIALDO (1828-1900), originario di Torino ma stretto collaboratore di Don Bosco nella creazione dei primi oratori e fondatore del “Collegio degli Artigianelli”.
SUOR MARIA DOMENICA MAZZARELLO (1837-1881), originaria di Mornese (AL) ma stretta collaboratrice di Don Bosco, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Quando 10.000 anni fa la temperatura s’innalzò… (22/2/2023)
Il Pianalto di Poirino e la Collina Chierese formano l’unico bacino idrografico in sponda destra del Po che non è alimentato da acque provenienti da torrenti e fiumi alpini o appenninici. Dal fatto di dipendere dalle sole precipitazioni atmosferiche derivano gli storici problemi di carenza d’acqua di questo territorio ai quali si è sopperito costruendo invasi, peschiere, canali, fossi e numerosi pozzi che pescano nelle falde acquifere sotterranee.
Quando circa 10.000 anni fa ci fu un periodo di innalzamento della temperatura terrestre, lo scioglimento del ghiacciaio, che dalle Alpi si estendeva fino alla collina di Moncalieri costituendo una gigantesca barriera delimitante il territorio con la sua idrografia, determinò l’assetto territoriale che la provincia di Torino ancora oggi conosce. Numerose specie animali e vegetali si estinsero, la preziosa acqua del Po cambiò direzione tracimando le sue acque sulle terre del torinese aggirando però la collina chierese. Quei pochi metri di dislivello tra Villanova e Santena fecero la differenza perché consentirono all’attuale fiume Banna di scorrere da Est a Ovest, mentre il Po scorre da Ovest a Est.
Il Pianalto, caratterizzato da terre argillose alternate da strisce di finissime sabbiose racchiuse tra la Collina Chierese, il Monferrato, il Roero lentamente prese forma, modellato dalle acque della Banna e dei suoi affluenti.
Da una radicale trasformazione naturale, dovuta al cambiamento climatico, nasceva così il nucleo centrale del territorio che corrisponde grosso modo oggi al Distretto del Cibo.
L’argillosità e sabbiosità del terreno favoriscono la crescita e la maturazione di alcuni ortaggi rispetto ad altri caratterizzando così dal punto di vista agroalimentare quest’area che, pur caratterizzata da numerosi elementi si similitudine e connettività, pare non esserne consapevole.
IL BANNA
Il Banna è un torrente che scorre nelle provincie di Asti e di Torino. Affluente di destra del fiume Po, si getta in esso appena a monte della confluenza in quest’ultimo del Tepice.
Tepice e Banna, anche se hanno bacini idrograficamente indipendenti, per la loro vicinanza e per le caratteristiche geografiche simili vengono spesso analizzati insieme nei documenti ufficiali di pianificazione idrica.
Percorso
Il Banna, dal quale prende il nome la magnifica tenuta dei marchesi Spinola sita al confine tra Poirino e Villanova d’Asti, nasce a circa 300 m s.l.m. da un ramo chiamato Rio Bannetto, sorgente che sgorga tra le colline di Buttigliera d’Asti. A Sud raggiunge Villanova d’Asti dove transita nei pressi dell’uscita dell’autostrada Torino-Piacenza, poi deviando verso Ovest, arriva in provincia di Torino. Appena a Nord di Poirino riceve da l’apporto del Rioverde e, attraversato l’abitato di Santena, scorre tra i Comuni di Cambiano, Moncalieri e Villastellone dove riceve l’importante apporto idrico dal Rio Stellone.
Confluisce infine nel Po poco a Sud di Bauducchi.
Elementi critici
Il corso del torrente è particolarmente inquinato. L’indice di Stato Ambientale del Corso d’Acqua (SACA) nel 2002 è stato rilevato come “scadente” nelle stazioni di rilevamento di Poirino e di Moncalieri, e l’ittiofauna risulta quasi assente per gran parte del suo corso. Il Banna ha anche causato vari eventi alluvionali: l’ultimo nel 1994 quando il torrente ha invaso varie zone di Poirino e Santena, provocando anche un decesso.
Sono terminati poco più di due anni fa i lavori di messa in sicurezza dal rischio eventi alluvionali decisi dalle autorità locali all’indomani dell’alluvione.
Luogo ricco di eccellenze ma ancora poco conosciuto (8/2/2023)
Pianalto, potremo dire, questo sconosciuto. Il toponimo ha sicuramente un significato per chi vi è nato e cresciuto; per quelli (e sono molti) che in questo territorio si sono trasferiti nel corso degli anni è un termine spesso orecchiato ma raramente contestualizzato; per tutti gli altri, invece, è una definizione geografIca senza riferimenti chiari.
A differenza di quanto accade per le Langhe, il Roero o il Monferrato, che nell’immaginario collettivo rinviano a realtà specifiche, il Pianalto non evoca né un ambiente agricolo, né una tradizione storica, né una caratteristica enogastronomica.
Eppure il Pianalto esiste. Il territorio esteso tra la periferia sudoccidentale di Torino, un quadrilatero irregolare con i vertici a Carmagnola, Pralormo, Moncalieri e Chieri, costituisce un’area ricca di colture d’eccellenza, omogenea dal punto di vista ambientale, attraversata da memorie e tracce di un passato dinamico. Ciò che gli manca è la “riconoscibilità”: si conoscono le singole realtà cittadine, ma non l’insieme. “Costruire il Pianalto”, ecco lo sforzo all’interno del quale si inserisce questa rubrica: “costruirlo” nel senso di rintracciarne gli elementi connettivi, le caratteristiche orografiche-naturali-territoriali, le produzioni agricole, l’identità storico-culturale ereditata dal passato.
Non si tratta di un’operazione estemporanea: la creazione del “Distretto del cibo” rappresenta, sotto il profilo produttivo e commerciale, un passo impor- tante nella stessa direzione.
La rubrica può offrire spunti nuovi: elementi di conoscenza, curiosità, profili di personaggi.
Nella percezione comune un territorio esiste come realtà definita solo in quanto sa raccontarsi. Al “Pianalto” tutto questo è mancato.
Poteva essere conosciuto come la terra di Cavour; oppure come la terra dei santi sociali; oppure come la terra dei peperoni, degli asparagi, delle ciliegie; op- pure come la terra della prima ferrovia piemontese.
Oppure può sforzarsi di farsi conoscere oggi come l’insieme di tutti questi elementi. L’identità è sempre il frutto di stratificazioni nelle quali si sommano gli sforzi di molte generazioni, ognuna delle quali apporta il contributo legato al suo tempo e alle sue sfide. Non si tratta di inventare nulla: si tratta semplicemente di leggere il nostro territorio, imparando insieme a conoscerlo e a farlo conoscere.
Antonella Pannocchia
Chi è Antonella Pannocchia
Antonella Pannocchia è una studiosa e un’appassionata del territorio. E’ laureata in Biologia, con specializzazioni in Biochimica Clinica, in Patologia Generale e in Igiene di Sanità pubblica e territorio. E’ stata direttore del Dipartimento Torino di Arpa Piemonte.
E’ docente di biochimica dell’alimentazione, presso scuola per dietisti Molinette, e Docente di igiene del territorio, delle acque e degli alimenti all’Università di Torino.
E’ stata relatrice a convegni nazionali e internazionali; è autrice di numerosi articoli sulla sostenibilità ambientale.
Ha raccolto l’invito a collaborare dalla direzione de il Mercoledì e da questa settimana, con cadenza, quindicinale, tratterà temi sul territorio del Pianalto.
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