RALLY – Tifosi piemontesi per salutare la decima vittoria di Sébastien Ogier al Monte-Carlo
Testo e foto di Gabriele Valinotti
Da Moncalieri a Monte-Carlo ci sono circa 240 chilometri; a Gap ce ne sono poco più di 200. Il Principato di Monaco e la capitale delle Hautes Alpes sono i punti focali della gara più iconica del mondo. Pochi per lo spettacolo che annunciava il Rallye di Monte-Carlo 2025, una gara che dopo 114 anni di vita (prima edizione nel 1911) mantiene inalterato il suo fascino, anche per noi italiani, anche se in questo terzo millennio i nostri colori sono rimasti un po’ sbiaditi a favore del tricolore rosso-bianco-blu dei cugini francesi. Ma lo spettacolo è stato di quelli sopraffini. Anche se è mancata la neve, lasciando sui 333 chilometri di prove speciali, molto fango e insidiosissime placche di ghiaccio che si formavano e scomparivano facendosi beffe del destino dei piloti. E sopra queste placche e non solo su di loro, sono cadute le ambizioni anche di piloti particolarmente blasonati, come il campione del mondo in carica, il belga Thierry Neuville, che è stato protagonista di una toccata particolarmente dolorosa (per la sua classifica) oltre che di problemi tecnici alla sua Hyundai; oppure come il suo compagno di squadra Ott Tänak, campione del mondo 2019, protagonista di una botta che ha distrutto tutto il posteriore della sua Hyundai i20, rimessa a nuovo, in tempo record, dalle mani miracolose dei meccanici della Casa coreana. Unico a non subire gli strali del destino è stato lui, Sébastien Ogier. il re di Monte-Carlo, forse perché a Gap c’è nato e in zona ci abita. O, molto più probabilmente perché è il più forte (più veloce e più tattico) pilota dei rally attualmente in circolazione. In questa edizione del Monte-Carlo ha vinto sei delle 17 prove speciali regolarmente disputate, compreso la finale nel “santuario” del Turini, attaccando quando ne aveva le possibilità, limitando i danni quando il fondo si mostrava pericoloso. Ogier sul palco davanti al Casinò ha dichiarato: “In questa gara sono stato fortunato. Sono stato protetto dalla mia stella; la mia stella è stata mio zio mancato esattamente un anno fa. È lui che mi ha aiutato a vincere”. Un misticismo, quello del pilota di Gap, che ricorda il grande Ayrton Senna. In fondo ci sta. Sono loro i re di Monte-Carlo
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