LAVORO – La UIL dà voce ai lavoratori fantasma
Dare voce ai lavoratori precari è uno degli obiettivi che si propone la campagna nazionale della UIL “No ai lavoratori fantasma”, che oggi e domani fa tappa a Torino, in Piazza Castello.
In Piemonte le forme precarie di lavoro hanno assunto dimensioni gigantesche, se consideriamo che un quarto degli occupati piemontesi ha oggi un’occupazione atipica (a termine e/o ad orario parziale) e l’11% ha un contratto a termine da oltre 5 anni (fonte IRES Piemonte). Lo scorso anno, secondo l’Inps, solo il 23,1% delle assunzioni è stato a tempo indeterminato (comprendendo anche il contratto di apprendistato). Quasi otto nuovi contratti di lavoro su dieci erano precari, dei quali oltre due terzi con una durata inferiore ai 6 mesi e altri di pochi giorni. Preoccupa, inoltre, il fenomeno del part time involontario che, in Piemonte, riguarda il 15,6% del totale delle lavoratrici, contro il 5,1% degli uomini.
Il mercato del lavoro italiano, segnato da un’elevata precarietà e un diffuso part time, registra, in aggiunta, una dinamica dei salari negativa. Tra il 2008 e il 2024 i salari reali medi in Italia sono diminuiti di 9 punti percentuali, mentre in Germania e Francia si è assistito ad un incremento, rispettivamente, del 14% e del 5%. Secondo il rapporto OCSE sull’occupazione, l’Italia risulta essere il Paese che ha registrato la maggiore caduta dei salari reali nell’area OCSE.
È sconfortante prendere atto che il lavoro non garantisce un reddito sufficiente a mantenere un tenore di vita accettabile, come previsto dall’articolo 36 della nostra Costituzione, infatti, sono a rischio povertà oltre il 28,4% dei lavoratori piemontesi (fonte Caritas).
Per tutte queste ragioni chiediamo di:
• ricondurre le forme di lavoro precario alla dimensione di eccezione, limitandole ai soli casi di particolari esigenze produttive stagionali o alla sostituzione dei lavoratori assenti (come avvenuto in Spagna) e stabilendo, per disincentivarne l’eccessivo ricorso, un costo maggiorato rispetto alle buone forme di lavoro;
• rinnovare i contratti di lavoro scaduti per oltre 6,2 milioni di dipendenti (47,3% del totale) e arginare la proliferazione di CCNL sottoscritti da soggetti scarsamente rappresentativi, spesso di comodo, che si prestano ad accettare condizioni economiche e normative inferiori rispetto ai contratti firmati da CGIL CISL UIL;
• contrastare il lavoro sommerso che ipoteca il futuro di tanti lavoratori, sottraendo diritti (a cominciare dalla possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali), tutele previdenziali, assistenziali e risorse allo Stato;
• superare il sistema di assegnazione degli appalti al massimo ribasso e dei subappalti a cascata, vincolando l’appaltatore al rispetto dei CCNL firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e delle leggi sul lavoro vigenti.