Caso Bibbiano: Nadia Bolognini scagionata da tutte le accuse
Dopo sei anni dall’inizio dell’inchiesta il caso «Angeli e demoni», meglio noto come «affaire Bibbiano», si sgonfia parecchio e lo fa in occasione del termine del processo di primo grado, del quale mercoledì scorso sono state lette le sentenze. E fin da subito salta all’occhio che il procedimento sui presunti affidi illeciti in Val D’Enza, una bufera che investì anche Moncalieri, nello specifico i professionisti in servizio presso la onlus «Hansel&Gretel» di corso Trieste, ha ottenuto sì delle condanne, ma ben più lievi di quanto era stato ipotizzato dalla Procura di Reggio Emilia, che arrivò a chiedere per tutte le persone finite alla sbarra qualcosa come settant’anni complessivi di reclusione. Lo dicono i numeri: su 14 imputati in un processo in cui è stata discussa la presenza di tantissimi reati, tutti legati alla presunta esistenza di una sorta di sodalizio che avrebbe agito nell’ombra, con la collaborazione di personaggi legati alla politica locale e vari professionisti della psicoterapia, allo scopo di inventare abusi in famiglia sui minori e lucrare sul sistema degli allontanamenti e i successivi affidi, i soggetti condannati sono stati solamente tre. Vincono nettamente le assoluzioni quindi. E per quanto riguarda il nostro territorio va citata quella della psicoterapeuta Nadia Bolognini. L’ex compagna e collega di Claudio Foti (assolto in altro procedimento passato in giudicato, ndr) presso la onlus moncalierese. La professionista è stata scagionata da tutte le accuse che gli erano state mosse contro, per non aver commesso il fatto, perché il fatto non sussiste o ancor più semplicemente il fatto non costituisce reato.