Il Piccolo teatro di San Bernardo rivive grazie a Mafalda - A Carmagnola il miracolo della solidarietà: lo spettacolo dona fondi alla Caritas
“Se lo puoi sognare lo puoi fare…” E’ il motto della compagnia Mafalda, che martedì 8 luglio ha compiuto un piccolo miracolo: ha fatto rivivere il piccolo teatro di San Bernardo (di casa all’omonimo vicolo del borgo di Carmagnola) riempiendolo di pubblico per la prima del loro spettacolo.
Ma non è questo il miracolo. Ha rimesso a nuovo il locale dopo alcuni anni di inattività. Ancora: ha permesso di ottenere dai proventi dello spettacolo più di 700 euro che ha donato in beneficenza alla Caritas per aiutare i bisognosi sul territorio. Infine: è stata l’occasione per un corso di formazione al lavoro (FAL) “aiutanti pulizie” con persone in Legge 68 (con invalidità) di imparare a recitare su un palco. E infine: ha fatto tutto questo senza spendere un euro.
E’ questo il miracolo: realizzare un sogno che, senza costare un soldo, ha dato gioia, ha recuperato un bel teatro e ha raccolto fondi per i bisognosi. Una lezione per tutti.
A darcela, i ragazzi del corso FAL curato dall’ENGIM di Carmagnola diretto da Danilo Ciusani e sito in viale Garibaldi, nove in tutto, che nel corso degli incontri legano molto fra loro e avviano un laboratorio teatrale. Tutto nasce da una sfida lanciata dalla formatrice Annalisa Rolfo: “Trovatemi un posto gratuito e gratuitamente nel mio tempo libero vi insegno gratuitamente a fare teatro”.
Annalisa è pedagogista e da anni si occupa di Teatro di sviluppo di comunità (playback theatre).
“Il playback theatre – spiega – è un teatro di sviluppo di comunità, un teatro di servizio che lavora in maniera interattiva con le comunità di persone che si affacciano, viene utilizzato in tutto il mondo per lavorare sulla costruzione dal basso di senso di comunità. E’ un teatro di improvvisazione emotiva, che ha come strumento la capacità empatica di ascoltare le narrazioni del pubblico e di metterle in scena in maniera improvvisata e immediata con l’aiuto della musica suonata dal vivo dai musicista, che è un altro attore ed è in dialogo diretto con gli attori sul palco”.
Detto, fatto: si trova il luogo, il Piccolo teatro di San Bernardo. Si prendono contatti con il responsabile, Renzo Agasso, che lo mette a disposizione gratuitamente a patto che qualcuno gli dia una risistemata, visto che – a parte per l’Estate Ragazzi – non viene più utilizzato dai tempi del Covid. Il gruppo dei restauratori è anche quello degli attori: si forma così la compagnia Mafalda (che unisce le parole movimento artistico, Fal, dialogo e ascolto). I componenti sono quattro: Mauro Mazza, Andrea Gagliotti, Giuseppe Sarno e Marcello Zanetta. Gli altri per vari motivi hanno dovuto mollare. Il teatro diventa un gioiellino: ripulito, stuccato, ritinteggiato. Le prove per lo spettacolo vanno avanti insieme alle lezioni (teoriche e pratiche) di recitazione, a loro volta gratuite e interattive.
Il Piccolo di San Bernardo diventa a casa: “Le porte aperte durante le prove vedevano passare gli abitanti del vicolo, i sorrisi e saluti ci dicevano che la gente del luogo è contenta di vedere il teatro rinascere”, racconta Annalisa Rolfo.
Arriva l’8 luglio, la data stabilita per l’esibizione. Si apre il sipario. “Signore e signori si va in scena!”: viene introdotto l’intervistatore che condurrà tutta la serata tra le vare performance.
La sala è piena. Tra i presenti il Centro d’ascolto Il Samaritano, Casa Roberta e tanti volontari che si sono prodigati nel silenzio a offrire il loro appoggio, la comunità Il Cufrad, che ha una sede a San Bernardo, amici di teatro e gente del borgo. Scrosciano gli applausi.
“Durante lo spettacolo pubblico si è commosso – dice Annalisa Rolfo – e questo significa che il processo ha funzionato. Significa che la gente ha bisogno di raccontarsi, che spesso viviamo in un sistema individualista, dove il senso di comunità allargato si è perso. Noi vogliamo che il teatro di comunità divenga uno strumento facilitante”.
La serata è stata un successo: tutte le offerte, 711 euro, sono state devolute alla Caritas.
E adesso, “La compagnia Mafalda si impegna a continuare a dar vita al Piccolo teatro. Finora tutto è stato fatto con l’autofinanziamento (aprendo il proprio portafoglio) e con la generosità di chi ha donato tempo, risorse concrete: ha costruito i cubi di legno, ha regalato la vernice per i muri, ha preparato i doni per il pubblico della serata e così via. Per il futuro probabilmente si organizzerà un crowdfunding, perché le spese sono tante, il riscaldamento c’è ma è rumoroso e funziona a singhiozzo”.
In ogni caso il messaggio è chiaro: “Questo non è la fine di un laboratorio teatrale, bensì l’inizio di un progetto civico di rivalorizzazione di un bene meraviglioso, restituito alla comunità”.