NICHELINO – Presunta corruzione in Comune: il processo entra nel vivo
E’ ripartito il processo che affonda le radici nel pieno del periodo della pandemia di Covid, quando si svolsero infatti presi in esame, ovvero quelli relativi alla presunta corruzione e turbativa d’asta nell’assegnazione dell’appalto per i lavori di sanificazione del palazzo civico di Nichelino. Il procedimento giudiziario infatti è la diretta conseguenza delle vaste indagini che vennero condotte dalla guardia di finanza durante la pandemia, tutte relative all’affidamento dei «servizi di pulizia di immobili e servizi accessori a ridotto impatto ambientale» della Regione Piemonte. Un ambito in cui i militari ad un certo punto si imbatterono nelle presunte irregolarità nichelinesi, che sembravano create ad arte per favorire una specifica impresa di pulizie. E infatti il pubblico ministero Laura Longo ha ascoltato come primo testimone dell’accusa il titolare di una ditta specializzata nelle pulizie, un personaggio chiave dell’inchiesta al punto che all’inizio risultava addirittura tra gli indagati anche se poi, nel corso dell’indagine, la sua posizione è stata archiviata. In qualità di testimone però ha spiegato davanti al giudice Paolo Gallo ciò che sapeva in merito ai sospetti passaggi di denaro che ci sarebbero stati al momento di stabilire chi avrebbe dovuto occuparsi della regolare sanificazione dell’edificio. Dettagli però, in quanto non ha saputo specificare a chi erano destinate le mazzette. Ecco allora che alla sbarra ci sono Antonio Pastorelli, all’epoca dei fatti funzionario del Comune di Nichelino e presidente della commissione esaminatrice dalla gara indetta dalla Scr che gestisce gli appalti; Michelina Marchese dipendente torinese della ditta pugliese di pulizie «La Lucentezza» e Massimiliano Mastrorillo, dipendente della ditta «Per Pulire». Come dicevamo devono tutti rispondere, a vario titolo, di corruzione e turbativa d’asta. E al centro del dibattito c’è la famosa mazzetta di 8 mila euro che sarebbe dovuta arrivare a Pastorelli per conto di Mario Volpe, socio della La Lucentezza, Quest’ultimo soggetto ha già patteggiato ed è uscito dal processo. Stessa cosa, ma per proscioglimento già durante l’udienza preliminare, per Francesco Chieti, ex dipendente della società pugliese. Secondo la tesi sostenuta dagli inquirenti era l’uomo che avrebbe dovuto portare la mazzetta da Bari a Torino, ma che fu bloccato a Roma proprio a causa del Covid. Lo stesso Mastrorillo, nel corso dell’interrogatorio successivo al suo arresto, fn dalle prime battute si era difeso sostenendo di non sapere chi fosse il destinatario dai soldi.








